lunedì 20 aprile 2020

Il vero poeta

"L'amour est la vraie couleur. La vraie matière de l'art.
Ce que nous possedons, pas ce que nous voyons. C'est ça notre réalité."

L'amore è il vero colore, la vera materia dell'arte.
Ciò che possediamo e non ciò che vediamo, è questa la nostra realtà.

(Marc Chagall)


Marc Chagall, Sulla città (foto dal web)

Oggi vi scrivo di una cosa che trovo molto importante, soprattutto in questi tempi.
Rispondendo a un messaggio stamattina, mi sono resa conto che 99% dei miei interessi e amori provengono dalla mia infanzia e che col tempo sono cambiati pochissimo, si sono arricchiti, tanto, ma girano sempre intorno agli stessi assi. Così divento sempre più consapevole di quanto è stato fondamentale per me avere la mia famiglia e soprattutto i miei nonni, crescere in campagna, tra la natura, con tutta la libertà che ci si poteva avere all'epoca in un Paese comunista, e avere a scuola un insegnante straordinario che mi ha aperto ancora di più la mente, l’anima, lo spirito, e che ha fatto crescere in me ancora di più l’amore per l’arte, per i libri, per la poesia, per la bellezza, per la natura, per l’umanità.

Voglio parlarvi proprio di lui, di Nikos, il mio insegnante di letteratura e lingua bulgara che ho avuto nella scuola media, all’età di 11-14 anni. Si chiamava Dimitris, ma usava sempre il suo pseudonimo poetico Nikos. Così tutti lo chiamavamo Nikos, senza nemmeno usare quel “compagno” (non so nemmeno come tradurlo in italiano, tipo “camarade” in francese) che era obbligatorio all’epoca in Bulgaria per rivolgersi a qualcuno (signore, signora, signorina erano proibiti).

Nikos era nato in Bulgaria, ma era di origine greca, i suoi genitori erano fuggiti dalla Grecia per motivi politici. E anche Nikos era venuto nel paese dove abitavo io con i nonni, come insegnante, perché era stato “espulso” dalla città. Così l’hanno punito di insegnare in un piccolo paese di mille abitanti, niente di bello o particolare, al posto di inviarlo in galera, siccome era anti-comunista. Erano gli anni 1985-1988.

Nikos non voleva che ci alzassimo in piedi quando entrava in classe, parlava con una voce tenera e bassa, e sin dall’inizio riuscì a catturare la nostra attenzione con quello che ci diceva. In letteratura saltava tutti quegli scrittori e poeti “servitori” al partito comunista, e prestava attenzione soltanto a quelli veri, “umani”. Invece in lingua bulgara approfondiva sulla grammatica e voleva che noi sapessimo scrivere in modo perfetto, senza errori.

Ogni sua lezione era una lezione di arte e di bellezza. Era fuori da ogni manuale.
Metteva un vinile di musica classica – Chopin e Liszt erano i suoi preferiti, ci portava tanti libri, leggevamo a voce alta le poesie di Marceline Desbordes-Valmore (chi di voi ha mai sentito di questa poetessa francese?!?), di Anna Achmatova e Marina Tsvetaeva, di Alexander Blok, di poeti bulgari meno conosciuti all’epoca, perché non "convenivano" al Partito. Ci portava tanti album dei musei dell’Hermitage e della Tretyakovskaia Galleria – alcuni li ho anche io, perché c’erano le librerie russe all'epoca, con tutta la letteratura, vinili di musica classica, cartoline illustrate di quei famosi acquerellisti russi, e costavano spiccioli. Così scoprii tanti pittori come Aivazovsky che mi affascinò con il suo mare, Kramskoi con la sua eleganza nei dettagli, mi innamorai di Marc Chagall con i suoi personaggi che volavano nel cielo.

Ogni tanto facevamo passeggiate all'aperto, sulle colline vicino al paese, per andare a vedere i crochi selvatici, e poi tornati a casa, avevamo il compito di scrivere una poesia sui crochi... Oppure ci portava nei musei dei pittori, o al cinema a vedere film come "ABBA", invitava in scuola i suoi amici poeti o traduttori.
Ci portava anche il “Giornale letterario” che in quegli anni riusciva a pubblicare molti articoli sul regime comunista, su Stalin e su tutto ciò che era successo nell’Unione sovietica durante il stalinismo. Così scoprii molte cose, e mi si formò ancora di più quel pensiero critico e spirito libero che tuttora vive in me. Avevamo 11 anni quando Nikos ci diede il compito “Che cosa penso della perestroyka?” (il movimento della riforma di Gorbachiov negli anni ’80). Ci faceva scoprire la verità, la bellezza, la poesia del mondo, ci spingeva a riflettere su tante cose, anche su quelle “proibite”. Ci faceva diventare liberi, sentirsi liberi in un regime in cui la libertà non era tollerata.

A 13 anni avevo una cultura così vasta, ed ero sempre di più appassionata dell’arte e della poesia. In un Paese ancora chiuso, io avevo già gli occhi e l’anima aperti a tante cose “invisibili”.
Grazie ai miei nonni, e grazie soprattutto a lui. Nikos.
Perché lui osava. Osava di essere diverso, di fare ciò che trovava importante, senza seguire le “regole” della società che non andavano bene per la società stessa. Osava di parlare, di dire ciò che pensava anche se rischiava la prigione. Osava di seminare tanta bellezza, di far crescere tanta voglia in noi di cercare, di osservare, di leggere, di imparare, di essere curiosi e di nutrire la nostra curiosità, di saper usare la propria testa e soprattutto di essere liberi.

Nikos non c’è più, è volato via in una bella giornata di estate, in un parco qualche anno fa, quasi dieci ormai, aveva 58 anni... e io non sono riuscita a rivederlo più dopo gli anni alla scuola.
In un'altra bella giornata d'estate di qualche anno fa sono stata a Saint-Paul de Vence, alla tomba di Marc Chagall, e ho espresso tutta la mia gratitudine a Nikos. Di ciò che sono adesso, ancora, dopo tanti anni del suo passaggio nella mia vita.
E tutte le sue poesie che sono ancora in me.

Perché lui era un vero poeta.
Anche se non pubblicava le sue poesie.


Blue Nuvola


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